Metalli, Plastiche, e Legno: Guida ai Materiali Lavorabili con la Tecnologia CNC

Nell'ambito della produzione e della manifattura, la tecnologia CNC (Controllo Numerico Computerizzato) rappresenta una pietra miliare che ha rivoluzionato il modo in cui i materiali vengono lavorati. Questa tecnologia, che sfrutta il controllo digitale dei macchinari da parte di un computer, permette la realizzazione di pezzi con una precisione e una ripetibilità impensabili con i metodi tradizionali. La sua importanza si estende attraverso vari settori, dalla produzione di componenti meccanici all'industria aerospaziale, rendendola indispensabile per la moderna ingegneria e produzione.

La capacità del CNC di lavorare metalli, plastiche e legno offre una versatilità senza precedenti. Ogni materiale, con le sue specifiche proprietà e requisiti di lavorazione, apre nuove possibilità di design e funzionalità. L'obiettivo di questo articolo è di fornire una guida dettagliata sui vari materiali lavorabili con la tecnologia CNC, evidenziando le tecniche ottimali, i vantaggi e le applicazioni specifiche.

Iniziamo con una panoramica dei metalli, che sono tra i materiali più comunemente lavorati con il CNC. Questi includono l'acciaio, l'alluminio, l'ottone e il rame, ciascuno scelto per le sue proprietà uniche come la resistenza, la conducibilità termica o elettrica e l'estetica. La lavorazione CNC dei metalli è fondamentale in settori che richiedono componenti di alta precisione e resistenza.

Passiamo poi alle plastiche, materiale versatile che, grazie alla CNC, può essere lavorato in forme complesse con tolleranze strette. Materiali come l'ABS, il policarbonato, il PTFE (Teflon) e il PVC sono scelti per la loro leggerezza, resistenza chimica e isolamento elettrico, trovando impiego in un'ampia gamma di applicazioni industriali e di consumo.

Il legno, con la sua naturale bellezza e lavorabilità, si presta magnificamente alla lavorazione CNC, che permette di realizzare mobili, decorazioni e componenti strutturali con un livello di dettaglio e precisione altrimenti difficile da ottenere. Legni masselli, compensati e MDF sono solo alcuni degli esempi che beneficiano di questa tecnologia.

Metalli

La lavorazione CNC dei metalli include una varietà di materiali come acciaio, alluminio, ottone e rame, ognuno scelto per specifiche proprietà come resistenza, conducibilità e estetica. Questa tecnologia offre vantaggi significativi nella lavorazione dei metalli, tra cui precisione estrema, ripetibilità ed efficienza, essenziali in settori quali l'aerospaziale, l'automobilistico e il design di prodotto. L'alluminio, noto per la sua leggerezza e resistenza alla corrosione, è ideale per componenti aeronautici e automobilistici. L'acciaio, valorizzato per la sua robustezza, trova impiego in strutture e macchinari. L'ottone e il rame, entrambi apprezzati per la loro conducibilità e lavorabilità, sono spesso utilizzati in componenti elettrici e decorazioni. Per ottenere i migliori risultati nella lavorazione CNC dei metalli, è cruciale selezionare i parametri di taglio ottimali, come velocità di avanzamento e profondità di taglio, oltre a considerare le finiture superficiali per migliorare l'estetica e la funzionalità del pezzo finito.

Plastiche

La tecnologia CNC ha aperto nuove frontiere nella lavorazione delle plastiche, tra cui ABS, policarbonato, PTFE (Teflon) e PVC. Questi materiali sono apprezzati per la loro leggerezza, resistenza chimica e versatilità, rendendo la CNC una scelta ideale per produrre parti complesse con precisione. La lavorazione CNC delle plastiche offre vantaggi quali tolleranze strette, finiture superficiali di alta qualità e la capacità di realizzare geometrie complesse che sarebbero difficili o impossibili da ottenere con altri metodi di lavorazione. Le applicazioni comuni includono componenti per l'industria elettronica, parti di macchinari, articoli medici e molto altro. Per massimizzare l'efficacia della lavorazione CNC delle plastiche, è importante ottimizzare le temperature di lavorazione e le velocità di taglio, evitando il surriscaldamento che potrebbe alterare le proprietà del materiale. La selezione accurata di questi parametri assicura la produzione di parti di alta qualità che soddisfano i requisiti specifici dell'applicazione.

Legno

La lavorazione CNC del legno abbraccia una vasta gamma di tipologie, inclusi legno massello, compensato e MDF (Fibra a media densità). Questa tecnologia offre vantaggi significativi nella lavorazione del legno, come precisione millimetrica, capacità di realizzare design complessi e una finitura superficiale eccellente. Grazie alla CNC, è possibile trasformare questi materiali in prodotti finiti di alta qualità, dalle mobili su misura fino a elementi decorativi e strutture architettoniche. Le applicazioni comuni spaziano dall'arredamento e design d'interni alla produzione di segnaletica e componenti per l'edilizia, dimostrando la versatilità del legno come materiale lavorabile con la CNC. Per ottenere i migliori risultati, è fondamentale scegliere il giusto utensile di taglio, adattando le impostazioni di velocità e avanzamento al tipo specifico di legno in lavorazione. Questo assicura non solo la qualità del pezzo finito ma anche l'efficienza del processo, minimizzando il rischio di errore e il consumo di materiale.

Considerazioni Tecniche Generali

Nella lavorazione CNC, indipendentemente dal materiale, la scelta delle frese, le velocità di rotazione, le velocità di avanzamento e la profondità di taglio sono aspetti tecnici cruciali che influenzano direttamente la qualità del pezzo finito. La selezione dell'utensile giusto è fondamentale per massimizzare l'efficienza di taglio e minimizzare l'usura, contribuendo a una maggiore durata dello strumento e a finiture superficiali di qualità. Velocità di rotazione e avanzamento devono essere ottimizzate in base al materiale lavorato per evitare deformazioni o danni al pezzo.

Un altro aspetto vitale è l'impiego di sistemi di refrigerazione e lubrificazione adeguati durante il processo di lavorazione. Questi sistemi prevengono il surriscaldamento dell'utensile e del materiale, riducendo il rischio di deformazioni e garantendo tagli più puliti e precisi. La refrigerazione è particolarmente importante nella lavorazione dei metalli, dove il calore eccessivo può alterare le proprietà fisiche del materiale.

Per chi desidera approfondire queste tecniche e migliorare le proprie competenze nella lavorazione CNC, il corso cnc erogato da MAC Formazione offre un'ottima opportunità di apprendimento. Questo corso copre tutti gli aspetti fondamentali della lavorazione CNC, dalla teoria alla pratica, enfatizzando l'importanza delle scelte tecniche per ottimizzare la produzione.

Conclusione

Questo articolo ha esplorato la lavorazione CNC attraverso diversi materiali – metalli, plastiche e legno – evidenziando la versatilità e precisione che questa tecnologia offre. Abbiamo discusso i tipi di materiali lavorabili, i vantaggi specifici della lavorazione CNC, le applicazioni settoriali e fornito consigli pratici per ottimizzare la produzione. Importante è anche la considerazione delle tecniche generali come la scelta delle frese e l'importanza della refrigerazione. Guardando al futuro, l'evoluzione continua della tecnologia CNC promette di espandere ulteriormente le possibilità di lavorazione, aprendo a nuovi materiali e applicazioni innovative, dimostrando che il campo della lavorazione CNC è in costante evoluzione e adattamento alle esigenze di un mercato in rapido cambiamento.

Lavorazioni speciali per creare arredo di design: la curvatura e il taglio laser dei tubi

La curvatura e il taglio laser, sono tra le lavorazioni industriali che concorrono alla creazione di componenti per l’arredo di design, su misura. A questo proposito, Alba Custom è il brand di Metalmeccanica Alba che propone i servizi di curvatura e taglio laser per tubi metallici, garantendo la massima professionalità e fedeltà di esecuzione. 

La curvatura dei tubi 

La curvatura consente di modellare il tubo in metallo per creare un elemento che risulti originale ma funzionale. Il processo di curvatura inizia con una prima fase di modellazione in 3D, realizzata sulle specifiche esigenze del cliente. Successivamente, eseguiamo la curvatura dei tubi con macchine di alta tecnologia. L’intero processo di curvatura è automatizzato e garantisce la massima fedeltà di esecuzione, al fine di soddisfare le aspettative del cliente. Utilizziamo macchine in grado di eseguire con precisione la curvatura dei tubi sia destra e sia sinistra, con impostazione del raggio (variabile o fisso), a partire da una capacità minima di 12 millimetri fino a 32 e 40 millimetri, in base al diametro dei tubi. Grazie all’impiego di tecnologie di ultima generazione portiamo a termine la commessa con il minimo margine di errore, garantendo l’ottimizzazione dei costi di realizzazione. 

Il taglio laser per tubi metallici

Analogamente, il taglio laser è la speciale lavorazione che consente di produrre ogni elemento mantenendo alta la qualità della lavorazione, ottimizzando il processo produttivo. Anche in questo caso, il taglio dei tubi avviene a seguito della fase di progettazione in 3D del prototipo, indispensabile per capire quali saranno le reali caratteristiche del prodotto finito. Eseguiamo il taglio laser di tubi con spessore dal diametro minimo di 12 millimetri e fino ad un massimo di 120 millimetri. 

I vantaggi del taglio laser per tubi

La procedura del taglio laser offre il principale vantaggio di utilizzare un solo strumento di lavoro, garantendo sempre la migliore qualità e precisione, riducendo i tempi di lavorazione, grazie all’ esecuzione automatica dell’intero processo. Riduzione degli scarti e velocità di produzione, sono gli ulteriori vantaggi offerti da questa tecnologia. 
 

Alba Custom: il tuo partner professionale per la creazione di componenti metallici di design

Grazie al nostro know how, alla continua formazione professionale e innovazione, siamo in grado di offrire un servizio completo, altamente professionale, in tempi rapidi e a prezzi competitivi, per la realizzazione di progetti esclusivi per arredi su misura. Le nostre competenze professionali ci consentono di proporci come punto di riferimento per il taglio laser, la curvatura dei tubi metallici e per ulteriori lavorazioni industriali, particolarmente richieste nell’ambito dell’arredamento, come ad esempio:

  • la piegatura a filo
  • lo stampaggio
  • la saldatura
  • la verniciatura
  • la cromatura
  • la zincatura
  • la cataforesi 

Per conoscere nel dettaglio tutte le nostre lavorazioni, potete visitare il nostro sito www.albacustom.com oppure contattateci direttamente allo 0423 969700, siamo a disposizione per offrirvi le soluzioni più adatte alle vostre necessità.  

Personaggi animali nei libri per bambini: i 5 migliori esempi classici

I personaggi animali nei libri per bambini sono dei preziosi ricordi d'infanzia che ti porti in ricordo fino in età avanzata. Certamente ricordi più di un libro per bambini con personaggi animali. Oltretutto, sia alla scuola materna, sia nei primi anni della scuola primaria, hai di sicuro avuto a che fare con dei personaggi animali raccontati per la gioia dei bimbi come, ad esempio, Winnie the Pooh e i suoi amici.

Dunque, di libri che raccontano di animali e di grande valore educativo ne esistono davvero molti, tipo il libro di “Piccolo Orso” che offre ai giovani lettori di vivere storie meravigliose piene di insegnamenti e personaggi innocenti che aiutano a capire un pochino meglio la vita che si troveranno ad affrontare quando cresceranno.  Storie meravigliose che racchiudono gli alti e bassi della vita. Libri che una volta letti, possono riuscire ad essere assolutamente portati con gioia nei ricordi della propria infanzia.

Siamo certi che tutti noi pensiamo a noi stessi come al modo di crescere con sani principi, riuscendo a portarci dietro gli insegnamenti avuti durante la nostra infanzia. Tuttavia, abbiamo alcuni libri da suggerire per i ragazzi, ormai non più bambini, che potrebbero sorprenderti. Ad esempio, “La bussola d’oro” è una grande storia e contiene molti personaggi animali e un personaggio, di enormi dimensioni, che è un orso polare.

Un altro libro è “Il libro della giungla” che esiste da molto tempo e la maggior parte delle persone lo pensa alla maniera Disney, ma Rudyard Kipling lo ha scritto molto tempo fa ed è davvero un libro da poter essere letto dai ragazzi di scuola media, se non fino alle superiori. Questo è un libro un po’ dimenticato oggi, ma l'autore usa gli animali per raccontare le sue storie e focalizzarsi su alcuni punti profondi della vita.

5 Personaggi animali nei libri per bambini

Uno dei libri più belli da leggere durante la tenera età è “I viaggi di Gulliver”. La maggior parte di noi pensa ai lillipuziani quando pensiamo ai viaggi di Gulliver e potresti chiederti dove siano i personaggi animali. L'ultimo posto in cui Gulliver si reca nei suoi viaggi è un luogo dove i cavalli sono la razza evoluta che è responsabile di tutto. Pensa che siano le persone più perfette che abbia mai incontrato e vuole vivere con loro per sempre, ma non gli è permesso perché non è bravo come loro.

Questo libro è stato scritto per gli adulti e ha molti significati sociali in esso relativi all'alterità e all'accettazione. Può ed è stato modificato per i giovani lettori, ma è stato originariamente scritto nella speranza di aiutare le persone a capire che le differenze possono migliorare o peggiorare una società a seconda di come vengono trattate.

Alcuni personaggi animali nei libri per bambini, sono:

  • Piccolo Orso di Elsa Holmelund Minarik
  • Winnie the Pooh di AA Milne
  • La bussola d’oro di Phillip Pullman
  • Il libro della giungla di Rudyard Kipling
  • I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift

Questi sono tutti esempi di libri per bambini con personaggi animali che potrai leggere ai tuoi piccoli e, passare con loro, dei fantastici momenti di unione e spensieratezza. Invece, se vuoi altre idee di spunto su cosa leggere, puoi considerare di visitare il sito di una tra i book blogger italiani del momento. Lei è Francesca Fiorino e il suo sito è volandosuilibri.it.

Millenni di panni puliti

Quando il nostro bidone della biancheria sporca è straripante, oggi come oggi, non c’è nulla di più agevole che raccoglierla tutta, salire in auto, e avviarsi al negozio di lavasecco più comodo e vicino: dopo pochi giorni, non più di due o tre, potremo ritornare a ritirarla e ce la vedremo riconsegnare perfettamente lavata e stirata. E non basta: via via che ne vengono aperte sempre di più, possiamo ancor più facilmente andare in una lavanderia self-service, e usare macchine professionali ad alto rendimento per lavare I nostri panni con una spesa decisamente irrisoria. Ma lavare il bucato, nel corso della storia, non è sempre stato veloce e semplice – e comodo – come lo è per noi oggi.

È estremamente probabile che la prima “lavanderia”, se così vogliamo chiamarla, sia stata nient’altro che… un normalissimo corso d’acqua! Ancor oggi, specie nelle campagne, è abituale lavare I panni così. Per togliere lo sporco dal tessuto infatti occorre un’azione meccanica intensa, così da eliminare ogni particella che lo macchi o che gli conferisca un odore sgradevole, e la corrente di un fiume ne offre una gratuita e intensa. Per contribuire alla pulizia, I panni venivano ritorti più volte, sfregati fra loro, o perfino battuti con violenza contro le rocce o apposite tavole di legno, di tanto in tanto a mano e talvolta con l’ausilio di appositi randelli o mazze di legno.

Non sempre, naturalmente, ci potevano essere a disposizione comodi corsi d’acqua da utilizzare per il lavaggio dei panni: e in questi casi, si ricorreva a grosse tinozze metalliche riscaldate sul fuoco, dove il calore dell’acqua si dimostrava utile nel rimuovere lo sporco quanto e più della corrente naturale. In seguito, strizzati per asciugarli, I panni venivano stesi ad asciugare completamente, esattamente come oggi, su fili o pali, o addirittura a terra. Non esistevano molte sostanze detersive, naturalmente: spiccava la lisciva, ottenuta per soluzione di cenere di legno in acqua calda. A Roma antica, inoltre, per smacchiare si usava già l’ammoniaca, nella forma in cui è più facile trovarla in natura – l’urina.

Come accadde in tanti altri ambiti, fu con la rivoluzione industriale che le cose cambiarono, e del tutto. In realtà, nacque prima una sorta di asciugatrice, o perlomeno di strizzatrice: due rulli sovrapposti, azionati dapprima con una manovella, attraverso cui far pasare I tessuti fradici. Lo schiacciamento eliminava, molto più in fretta della torsione, buona parte del liquido di cui erano intrisi. Tali meccanismi vennero motorizzati nel 1900; ma intanto, sul finire del 1800, nacque una grande varietà di macchinari per il lavaggio dei panni, in realtà simili per concezione alle lavatrici moderne: un congegno rotante (mosso a mano agli inizi, e poi con un motorino elettrico) che agitava I panni all’interno di una vasca piena d’acqua. L’introduzione di un tamburo rotante e forato permise la prima centrifuga, e un congegno simile, ma con aria calda soffiata sui panni lavati anzichè acqua, andò a divenire l’antenato di quelle che oggi conosciamo come asciugatrici.

Naturalmente, ben presto tali macchine trovarono utilizzo in strutture apposite, che potessero lavare a pagamento i panni di grandi quantità di persone che non disponevano a casa di tali attrezzature: erano nate le prime lavanderie professionali, comparabili per compito a quelle a cui facevamo riferimento all’inizio di questa piccola storia..

Ormai è ora di capire la Borsa

La comunicazione finanziaria si impegna continuamente e con grande fatica ed attenzione a cercare di esprimere i dati economico-finanziari che risultano dall’analisi delle aziende e del mercato in concetti chiari e di facile comprensione, ma sembra non bastare mai: per il pubblico, per la grande maggioranza delle persone, la Borsa Valori rimane un mondo fatto di misteri, di regole assolutamente incomprensibili, e indubbiamente spaventose, un universo per così dire distinto dal nostro, indecifrabile e nuovo. Ma di nuovo, nella Borsa valori, c’è ben poco: la finanza non è un’invenzione moderna, e studiarne la storia millenaria (non esageriamo e non scherziamo, come vedremo!) può forse essere di ausilio nell’approcciare questo mondo con meno timore e più desiderio di cogliere come in effetti funzioni.

Chiariamo innanzitutto un concetto piuttosto basilare, ma indispensabile e che ci sarà molto utile nel corso di questo viaggio: ciò che si scambia in una Borsa Valori – ciò che è in sostanza l’oggetto dell’intera Finanza – è il debito di un’ente (un’azienda o una persona) verso un altro. E il concetto di debito, e quindi di prestito ad interesse, non è certamente una stranezza: se cerchiamo documentazioni storiche, ne troviamo su tavolette d’argilla risalenti alla cultura Mesopotamica, e quindi vecchie di circa cinquemila anni, e il Codice di Hammurabi, re di Babilonia di quattromila anni fa, prevede codici precise che lo regolano. Non basta tuttavia il debito a fare la finanza, e su quando sia collocabile il vero, primo atto che ci informa che esiste una Borsa Valori c’è molto meno accordo fra gli studiosi.

Una congettura affascinante, sostenuta dall’economista di nome Malmendier, parte dal presupposto che già nell’antica Roma repubblicana le societates publicanorum, che venivano formate per offrire servizi per il governo (come la costruzione, ad esempio, dei templi, o il vitto continuato delle famose Oche del Campidoglio), fossero già strutturate per partecipazioni, che erano scambiabili e quindi avevano un valore commerciale, peraltro variabile (e, a quanto ci dice la nostra fonte principale, Cicerone, in un suo discorso, abbastanza elevato). Per altri questa origine è troppo antica, ed è più cauto e corretto far risalire la nascita della Borsa alle obbligazioni Rinascimentali, come quelle che Venezia chiamò “prestiti” (erano in verità forzosi) nel 1171, e sulle quali pagò con perfetta accuratezza e assoluta tempestività gli interessi, dalle carte in nostro possesso, almeno dal 1262 al 1379.

Il passaggio dei secoli vide spostarsi i centri della finanza dall’Italia , predominante nel tardo Medioevo e nel Rinascimento (pensiamo a una famiglia come i Medici, che era composta di banchieri) alle città mercantili del Nord Europa, e Amsterdam vide, nel 1602, quell’evento che anche i più prudenti e conservatori fra gli storici ritengono il massimo limite per datare il principio della Borsa valori: la fondazione della Compagnia delle Indie orientali. Se può sollevare, la confusione nel pubblico data a poco dopo, visto che il primo libro sulla borsa esce nel 1688, scritto da Joseph de la Vega, e si intitola “Confusione delle Confusioni”. Fatto sta che pochi anni dopo vede la luce la Borsa di Londra, il celebre Stock Exchange, e meno faustamente nel 1720 inizia anche la tradizione delle bolle finanziarie, con lo scoppio fragoroso della prima e il successivo temporaneo rallentamento degli scambi. Nel 1790, anche nei giovani Stati Uniti d’America nasce un mercato azionario in rapida crescita – e il resto, possiamo ben dire, è storia!

Piattaforme aeree: sempre più in alto

Un lavoro, qualunque sia, richiede sempre diligenza per essere svolto in maniera adeguata. Ma se quello stesso lavoro lo prendiamo e lo spostiamo, rendendo essenziale eseguirlo a venti metri da terra, nasce una serie non insignificante di complicazioni: anzitutto, come è ovvio, tutte le preoccupazioni legate alla incolumità di chi si troverà a lavorare non con i piedi ben piantati a terra, ma sospeso in qualche modo ad un’altezza da cui precipitare sarebbe problematico o fatale; secondariamente, precisi problemi economici, perché arrivare a costruire una piattaforma che permetta l’accesso al punto elevato su cui lavorare, e intanto possa accogliere, appunto in sicurezza, sia i lavoratori che i loro strumenti, ha un costo rilevante; e in terzo luogo, problemi significativi di tempo, perché alle ore di lavoro necessarie per l’attività in sé andranno necessariamente aggiunte quelle per installare tutte le strutture di ponteggio di cui abbiamo parlato, e in seguito quelle per smontarle sgomberando l’area. Per questi motivi, come alternativa alle strtture tradizionali, sono state inventate, e diffuse in tutti i cantieri del mondo, le piattaforme aeree.

La nascita di questi dispositivi è piuttosto recente, e risale a neppure una cinquantina d’anni fa: a concepirne l’idea, progettarle nei dettagli e infine realizzarle concretamente fu, nel 1969, un inventore ed industriale degli Stati Uniti d’America, John L. Grove. Nato nel 1921, Grove possedeva e gestiva insieme ai fratelli Dwight e Wayne una fabbrica di carri agricoli in Pennsylvania, la Grove Manufacturing Company, avviata nel 1947. Trovandosi ad avere la necessità di spostare grosse masse di acciaio pesante per fabbricare i carri, John progettò, sfruttando le sue conoscenze idrauliche, quello che con successive migliorie sarebbe divenuto il primo modello di gru idraulica industriale mobile.

La sua piccola fabbrica di carri fu ben presto riconvertita, e in pochi anni divenne un leader internazionale nel settore della fabbricazione delle gru. Fu lui che, sul finire degli anni ’50, sviluppò con Paul Shockley il sistema idraulico ad estensione per le scale allungabili dei camion dei pompieri; e una decina d’anni dopo, in una nuova società, la Condor Industries, fondata con Shockley dopo avere lasciato la Grove, John iniziò a concretizzare il suo ultimo progetto: dei carri mobili con strutture telescopiche che permettessero un lavoro sicuro anche in posizioni elevate. Erano nate le piattaforme aeree.

Ovviamente, come sempre accade in ingegneria, quel primo modello generò una grande moltitudine di varianti e migliorie, e oggi abbiamo una grande gamma di piattaforme aeree disponibili sul mercato. Si parte dalla più ridotte, che hanno il nome di “Vertical Mast” e montano un solo braccio idraulico estensibile per elevare la postazione di lavoro, per andare alle “Scissor”, nelle varianti elettriche e Diesel, dove il cesto che i lavoratori occupano viene innalzato a grande altezza da un pantografo; e all’altro capo della gamma abbiamo i “Boom-lift”, equipaggiati con bracci telescopici articolati con i quali è praticabile portare la piattaforma di lavoro fino a quaranta metri di quota, e che sono dotati di una serie di sistemi di stabilizzazione per mantenerli saldi e sicuri anche con il braccio del tutto esteso in verticale. E questo grazie ad un progetto nato quasi per caso, cinquant’anni fa.

Il test dell’udito

A puro rigor di logica, parrebbe ovvio che, quando ci capita di iniziare a notare che qualche suono, magari i più acuti o sottili, inizia a sfuggirci, a essere meno nitido, ci affrettassimo subito a richiedere un controllo dell’udito presso un centro specializzato, così da controllare se si tratti di un problema temporaneo, di una semplice suggestione infondata, oppure di un effettivo calo d’udito da arginare e gestire in qualche modo. Ma dicevamo bene, “parrebbe scontato”: in verità, a fronte di un numero imprecisato ma decisamente significativo di persone che hanno un qualche genere di problema d’udito, è molto basso quello di coloro che concretamente lo fanno esaminare e si occupano del problema.

Proviamo allora a domandarci quale sia la ragione di questo rifiuto che al primo esame ci pare tanto irrazionale: ci aspetta qualche sorpresa.Una delle ragioni più diffuse, che forse ci stupirà, è che, temendo questo tipo di problema di salute, le persone praticamente tendono, molto più visto che avviene in maniera graduale, a non notarlo veramente. Semplicemente, ogni volta si mette il volume del televisore un po’ più alto, si tende un po’ più l’orecchio per capire le parole del nostro interlocutore… e si nega il gonfiarsi del problema reale, perché non esiste un evento ben definito ed improvviso al quale ci si trovi costretti a ricollegarlo.Ulteriore spinta per cui molte persone presentano questa difficoltà è da ricercarsi nell’orgoglio.

Se ci pensiamo, siamo soliti, sbagliando rozzamente, collegare la sordità, o in generale il calo dell’udito, con una perdita di intelligenza, e con la vecchiaia. Riconoscere questo problema quindi ci fa temere di essere considerati anche prematuramente dementi, oppure vecchi.Una terza ragione si può rinvenire in un timore che a nessuno piace riconoscere di avere, ma che in realtà è diffusissimo: quello relativo alla medicina in generale e soprattutto ai dottori.

Essere sottoposti ad una visita è un po’ simile a dover sostenere un esame, e la sensazione di essere giudicati non è gradevole – molti preferiscono evitare il problema completamente, negando anche a se stessi che esista.Un’ultima ragione si può ricondurre alla paura delle conseguenze che deriveranno dal constatare il proprio deficit uditivo, e da come questo cambierà la propria vita: dalla spesa significativa per un apparecchio, all’ammissione che non si è più giovani e sani come prima.

Di certo, situazioni poco piacevoli, che logicamente non fa piacere vagliare.In conclusione, siamo costretti a raggiungere una conclusione: tutti i motivi che abbiamo visto insieme si potrebbero in realtà riassumere come i vari aspetti di un unico dilemma, che ha nome “paura”. Tuttavia si tratta di una paura che possiamo oltrepassare, in fondo, agevolmente, affrontando solamente un normalissimo e indolore test acustico – e recuperando in cambio una vita piena, rallegrata dalla musica, dai suoni della natura e dalla voce delle persone care.

Un viaggio nella storia dei barbieri

Un tempo neanche troppo remoto, ancora per i nostri padri o forse nonni, l’uomo che voleva apparire ordinato non lasciava scorrere più di un paio di settimane fra una visita al barbiere e l’altra: e anche se più raro, oggi che i canoni e le regole dell’estetica sono cambiati, questo momento di cura di sé rimane sempre un piacere estremamente particolare. Il tempo di entrare, e già il conosciuto arredamento parrucchiere ci invita a rilassarci e farci prendere cura di noi, abbandonando per un poco la galoppata quotidiana; intorno a noi, gli strumenti di lavoro del barbiere parlano di un tempo andato, ma di pratiche ancora piacevoli e distensive; chiacchierando sommessamente, il barbiere si appresta ad avvolgerci il viso con un asciugamano caldo; e fra il suono del rasoio che viene affilato, e il profumo di schiuma e lozioni dopobarba, ci possiamo abbandonare a questo mondo ancora tanto affascinante. Ma sappiamo quanto sia antica la figura del barbiere, e quanti ruoli differenti e inaspettati abbia ricoperto nel corso della storia?

Le origini del lavoro del barbiere, possiamo dirlo con sicurezza, si perdono veramente nella notte dei tempi: sappiamo con sicurezza che gli archeologi hanno ritrovato rasoi di bronzo risalenti a più di cinquemila anni fa, in Egitto. All’epoca, la figura del Barbiere era di grandissimo peso ed autorevolezza, e la sua valenza non era tanto utilitaristica, quanto simbolica e perfino sacrale: si riteneva infatti che i capelli fossero uno dei canali attraverso i quali demoni e spiriti potessero entrare nel corpo degli esseri umani, e che tenerli corti potesse agevolare ad impedire tale terrificante avvenimento.

I barbieri celebravano anche rituali importanti come i matrimoni, a ulteriore testimonianza del valore religioso che ricoprivano. Passando all’epoca storica, pur perdendosi questo aspetto mistico del taglio dei capelli, l’operazione rimase un appuntamento di gran peso, sia per i Greci che per i Romani, che appunto dalle colonie della Magna Grecia conobbero i barbieri nel 300 AC. Il buon cittadino romano faceva visita quotidianamente al barbiere, così come alle terme, e per un ragazzo la tonsura, o prima rasatura, era un evento essenziale e quasi rituale di passaggio al mondo adulto.

Ma abbandoniamo anche Roma e spostiamoci in avanti di altri secoli, per approdare ad un momento storico di grande fascino e suggestione, dove concluderemo, con quella che quasi certamente per molti di noi sarà una sorpresa considerevole, questo breve viaggio nell’evoluzione del barbiere nel mondo antico: il Medioevo. Troviamo in quest’epoca un gran numero di botteghe di barbiere, che venivano ovviamente visitate per tutti i normali bisogni di pettinatura e taglio di capelli e barbe; ma quello che quasi certamente lascerà stupiti è che, allo stesso tempo, si chiamava il barbiere anche se c’era bisogno di eseguire un intervento chirurgico, applicare sanguisughe o fare un salasso, eseguire un clistere, incidere bolle e pustole, e pure per cavare i denti!

Non si trattava di un’operazione in qualche modo clandestina: il barbiere, o per essere più precisi il barbiere-chirurgo, era ufficialmente abilitato e allenato a svolgere tali lavori, e addirittura ricevette, in Inghilterra, paghe più alte di quelle dei chirurghi ufficiali, per molto tempo. Fu nel medioevo che, simboleggiando le due arti svolte dal barbiere, rosso per la chirurgia e bianco per il lavoro di taglio e acconciatura, nacque il marchio convenzionale usato dai barbieri, ossia il palo rotante a strisce, appunto, bianche e rosse.

Da Roma Antica all’Ottocento: le fognature di Milano

Funziona continuamente, giorno e notte; e per fortuna possiamo commentare, o le conseguenze sarebbero catastrofiche: ma a quanto pare, solo quando arriva il momento degli spurghi Milano si accorge, o si rammenta, della propria imponente rete fognaria e di quanto sia rilevante per il suo benessere. Nonostante non sia di certo un tema alla moda, o per certi versi neppure piacevole, per chi vuole conoscere la storia della città e il suo progresso è un punto importante: dopotutto, a far grande una città non sono soltanto palazzi e monumenti, ma anche il grado di salute dei suoi cittadini, e le fogne hanno un ruolo essenziale nel garantirlo. Proviamo quindi a ripercorrere gli eventi salienti della storia del sistema fognario di Milano, identificandone tre periodi, ossia l’epoca Romana, il Medioevo e il Rinascimento, e l’Ottocento.

1) L’epoca Romana

La città (probabilmente celtica in origine) di Mediolanum, con la sua favorevole posizione, dovette far molta gola ai Romani, che la conquistarono in modo definitivo nel 200 AC. Subito iniziarono le opere di bonifica e di ingegneria delle acque per cui erano famosi (c’è a riguardo un’eccellente ricostruzione idrografica dell’area di Milano ai tempi dell’Impero, del 1911, realizzata dall’Ing Felice Poggi). Di fatto, certamente, a Mediolanum venne replicato il tipo di rete fognaria che già da quattro secoli ornava Roma: piccoli condotti lungo le vie della città che andavano a raccogliersi in un collettore di grandi dimensioni, che scaricava poi all’esterno (a Roma, la Cloaca Maxima, che si gettava nel Tevere). La rete di canali che portava le acque reflue fuori dalla città seguiva un percorso che conosciamo con una certa esattezza, e che con buone probabilità andava a sfociare, alla fine, nel Lambro Meridionale, che in effetti ne trasse a lungo il nomignolo, poco glorioso, di “Lambro Merdario”. Come in molti altri luoghi, alla caduta dell’Impero si accompagnò la decadenza di tali impianti, lasciati andare in rovina.

2) Il Medioevo e il Rinascimento

Per osservare una nuova spinta e nuovi sforzi nella fabbricazione di nuovi canali di fognatura dobbiamo attendere parecchio, e arrivare a cavallo fra la fine del Medioevo e l’inizio del Rinascimento; purtroppo si trattò di sforzi accompagnati da ben poca padronanza e nessuna pianificazione. Non c’era la minima coerenza nel progetto: le fogne venivano costruite isolatamente, a servire le esigenze di una singola via, per poi attaccarsi, alla fine, a canali che erano stati inizialmente costruiti come fossati di difesa della città – uno su tutti, il Seveso. Per di più tali fognature non erano costruite con lo scopo di accettare le acque reflue, ma soltanto l’acqua piovana; acque nere e deiezioni umane venivano invece di regola accumulate momentaneamente nei pozzi neri vicino alle case, e conseguentemente, di tanto in tanto, svuotate. Il contenuto veniva poi smaltito in campagna. Purtroppo, la raccomandazione di non vuotare i pozzi neri in estate era pressochè la sola difesa della salute che le leggi – che rimasero immutate pressochè del tutto dal 1300 al 1700 – prescrivessero ai Navazzari, che percorrevano i Navigli con le loro navi-botte per raccogliere dai pozzi neri i liquami e portarli in campagna come concime. Uno stato di cose, possiamo intuire, ben poco sano.

3) l’Ottocento

Il 1807 vide ordinare, in due diversi decreti del Regio Governo Italico, una necessaria riforma generale delle strade, e quindi dei tombini e delle fogne, della città di Milano. Purtroppo, a tali canali, che erano stati ideati per il solo drenaggio degli scoli stradali, si aggiunse il flusso delle acque nere delle case; e questo fece sì che venissero abbandonati, anche ove funzionanti, i vecchi canali, portando a un sovraccarico di quelli nuovi che erano ispezionabili solo rompendo il manto stradale, e avevano la cattiva abitudine ad ostruirsi, provocando allagamenti.

Nonostante questo fallito miglioramento della condizione, le cose non cambiarono ancora per molto tempo. Milano, di fatto, nei primi dell’ottocento non era ancora una città grandissima, e il grosso dei suoi flussi fognari riusciva, anche se a malapena e con fatica, ad incanalarsi nel Seveso e nel Naviglio, per poi finire nelle marcite originariamente costruite dai Benedettini a sud della città; per le zone fra il Naviglio interno e i Bastioni, in sostanza fatte di orti e giardini, i flussi delle poche abitazioni erano convogliati nei canali irrigui. Quindi, pur essendo mal risolto, il problema non si presentava come urgente, e rimase inaffrontato in maniera organica per molto tempo.